Da Maometto a Gengis Khan:
appunti di storia dell'Islam

Marcello Ciccarelli


L’espansione dell’Islam

La diffusione dell’Islam è legata al suo fondatore: Maometto, nato nel 570 alla Mecca, nella penisola arabica.
Qui convivevano diverse religioni, quelle praticate dai mercanti, anche ebraici e cristiani, che intercettavano il transito delle merci fra l’Asia e il Mediterraneo. 
E quando Muhammad propose una religione monoteistica con Allah come unico Dio incontrò l’ostilità del ceto mercantile interessato a mantenere immutata la situazione politico-religiosa della penisola. Fu costretto ad emigrare. Ritornò alla Mecca da trionfatore dopo aver sottomesso tutta la regione che si affacciava sul mar Rosso.



I primi quattro califfi (632-661)

La morte di Maometto
 

Alla morte di Maometto, nel 632, gli eserciti elessero successivamente 4 Califfi che dopo aver completato la sottomissione dell’Arabia sconfissero gli eserciti bizantini a Yarmuk (636). Una vittoria che aprì la strada verso la Siria e la Persia a oriente e l’Egitto a occidente.
La rapida espansione fu favorita dal contemporaneo indebolimento degli imperi dei Bizantini e dei Sasanidi in Persia, sfiancati dai reciproci conflitti. Entrambi avevano superato il loro periodo d’oro con Giustiniano e Cosroe II.

Abū Bakr
Il primo califfo o successore di Maometto


Califfato omayyade (661-750)

Alì fu l’ultimo Califfo eletto e morì per mano della dinastia degli Omayyadi. Con loro il califfato divenne dinastico.
L’espansione dell’Islam continuò. Verso ovest, con la conquista della Tunisia, Marocco, Spagna; verso est con quella dell’Afganistan e di città-stato come Samarcanda. La capitale del califfato fu trasferita a Damasco, in Siria.
Durante il loro califfato avvenne una profonda divisione religiosa, che ancora perdura.
Dopo la morte di Ali, i suoi seguaci si organizzarono nello schi’a Ali, “il partito di Ali”: gli sciiti. Sostengono che il sovrano dei musulmani debba appartenere alla stirpe di Maometto e di Ali e che l’Imam sia capo spirituale e leader politico della comunità.
Per i sunniti, come gli Omayyadi, le due guide, religiosa e politica, sono distinte. Anche se la guida politica deve comunque applicare la shari’a, la legge islamica.

La battaglia di Siffin (657)
Alì sconfitto dagli Omayyadi.

British Library, Londra
Foto: British Library / Scala, Firenze
La Prima fitna (guerra civile) dell’Islam portò alla scissione tra sciiti e sunniti.





Califfato abbaside 750-1258

Il dominio degli Omayyadi si estese dalla Spagna all’India e richiese un costoso mantenimento dell’esercito e della burocrazia. Per tale motivo aumentò la pressione fiscale che era sopportata quasi interamente dai convertiti non arabi.
A questa dissidenza interna si aggiunse la forte resistenza esterna di città quali Merv, Bukhara, Samarcanda, ricche per l’intermediazione commerciale che esercitavano fra Oriente e Occidente. Città-oasi che il califfato non solo non riuscì a sottomettere ma ne subì il contrattacco quando queste si allearono con la dinastia araba di al-Abbas.
L’alleanza sostituì, nel 750, la dinastia omayyade, che fu, quasi tutta, massacrata. La capitale divenne Baghdad, fondata nel 762.

Califfato Abbaside intorno all' 850    Gabagool - Opera propria;, CC BY 3.0, Collegamento

Il potere sul nuovo califfato fu esercitato, oltre che dalle tribù beduine arabe, che avevano il controllo dell’esercito, anche dalle classi mercantili delle città carovaniere. Questo permise una fusione con la tradizione culturale sogdiana del centro Asia che esercitò una forte influenza sul califfato abbaside. Un po' come era avvenuto con Roma trionfante dove Graecia capta ferum victorem cepit, così la cultura dell’Asia centrale con gli Abbasidi nella nuova capitale, Bagdad.

Abu'l-'Abbas,detto al-Saffah
primo Califfo della dinastia degli Abbasidi

Particolare degno di nota. Nel 751, l’alleanza degli Abbasidi e delle città-carovaniere sconfissero i cinesi sul fiume Talas. La vittoria dell’alleanza favorì, oltre il prestigio della dinastia abbaside, anche l’incontro della cultura indiana, greca e islamica. Inoltre, i prigionieri cinesi catturati avviarono, nel califfato, oltre la produzione della seta anche quella della carta, che ben presto sostituì la pergamena e il papiro molto più costosi. Un fattore, fra altri, che favorì il consumo del libro richiesto dallo Stato e dalle famiglie facoltose quale simbolo di prestigio, come da tradizione persiana. Nacque la professione del copista e del traduttore.
Il califfato abbaside mantenne la coesione politica del mondo musulmano solo per circa un secolo. Poi seguì l’era delle dinastie separate promosse da governatori, generali locali e tribù turche. Una separazione favorita anche dal carattere politico che assunse la divergenza religiosa fra sunniti e gli sciiti. L’interpretazione, più o meno rigorosa, del Corano è sempre stata una costante delle motivazioni (utilizzate?) da nuove tribù o dinastie per sostituire quelle dominanti.



Califfato omayyade di Cordoba (929-1031)


Abd ar-Rahman, scampato al massacro degli Omayyadi da parte degli Abbasidi, fuggì e si insediò all’estremità del califfato, la penisola iberica e ne controllò gran parte sconfiggendo i Visigoti oramai in decadenza.

Prima si formò un emirato e poi un califfato che aveva in Cordoba la capitale. Insieme a Bagdad rappresentò il più importante faro della cultura islamica.

Califfato di Cordoba


Califfati Fatimide-Ayyubide (909-1171-1249)

Quello Fatimide è il primo califfato sciita, dal nome di Fātima figlia di Maometto e sposa di Alì, l’ultimo dei quattro califfi prima degli Omayyadi.
I Fatimidi, di origine siriana, s’imposero in Egitto e fondarono il Cairo favorendo il commercio con l’oriente lungo il mar Rosso bypassando i territori degli Abbasidi.
Di lì in Sicilia e nel nord Africa. Governarono gran parte del Maghreb (la Ifrigia dei geografi musulmani).
L’esperienza sciita dei Fatimidi terminò con la conquista dei sunniti Ayyubidi, la dinastia curda del sovrano Saladino.


Mappa del califfato fatimide nella massima estensione nei primi anni dell'XI secolo



Sultanati selgiuchidi (1037-1153)

L’apice della frammentazione del califfato abbaside (ma anche una sua parziale ricomposizione) si ebbe con l’infiltrazione delle tribù dei turchi-selgiuchidi (dal nome di Seljiuk morto verso l’anno 1000).
I Selgiuchidi provenivano dall’area intorno al lago Aral, la stessa ricca zona che si era già opposta agli Omayyadi. Nell’XI secolo cominciarono le loro conquiste.
Nominati sultani da un califfo abbaside sempre più debole riunificarono gran parte del territorio del califfato abbaside. Svilupparono un’importante cultura turco-persiana e nel 1055 elessero Esfahan centro politico e culturale della loro confederazione di sultanati.


Emirati e califfati Almoravidi-Almohadi (1040-1147-1269)

Gli Almoravidi prima e gli Almohadi poi sono tribù berbere che, una volta islamizzate, dominarono il Maghreb e la Spagna musulmana dall’XI a metà del XIII secolo.
Svilupparono anche un’importante politica culturale quando nelle loro università affiancarono alla cultura islamica quella greca. Vi insegnarono grandi filosofi ebrei e musulmani: su tutti Averroè e Mosè Maimonide. I luoghi principali di diffusione culturale e artistica furono Fez, Marrakesh, Rabat e Siviglia.


Il regno degli Almohadi nel XII secolo
Omar-toons [CC BY-SA 3.0], from Wikimedia Commons


Dominio mongolo (1206-1368)

Il XIII secolo segna la fine del califfato Abbaside e dell’espansione dell’Islam. Nel 1258 Gengis Khan fondò l’impero mongolo, considerato il più grande impero della storia.


I Mongoli assediano Bagdad nel 1258
Sayf al-vâhidî et al., Public domain, via Wikimedia Commons
L'mpero mongolo nel 1279